Alla scoperta di Corale Giubileo

DOVE L'ANTICO PIACE AI GIOVANI E GUARDA AL FUTURO

Davide Uccella

E’ una serata di pioggia, umida, sciagurata. Una di quelle serate in cui tutto converrebbe meno che abbandonare le pantofole e lasciare casa. “Peccato” però che non ce ne importi proprio nulla, e ci sia piuttosto una curiosità da soddisfare, e che anzi vorremmo soddisfare da tempo, quasi come un ronzio che da qualche mese ti tarla, e devi assolutamente fermarlo.

D’altronde la tentazione arriva fin dentro le quattro mura, da qualche mese a questa parte: infatti sballottato qua e là per lo stivale ho poco tempo, ma prima ci sono diversi amici che mi telefonano, poi mia madre che me ne parla, ecco allora che conoscere qualcosa di più su questo fantomatico “Coro Giubileo” diventa persino irresistibile se non si disprezza la buona musica, quella musica che sa essere profonda, ti fa conoscere, e non si limita alla preghiera, ma sa regalarti comunque un’emozione, e sa comunque toccarti, credente o non credente.

Pochi minuti, due passi, ed eccoci negli uffici della Parrocchia di SS. Maria del Soccorso all’Arenella: tutt’altro che un campo minato, anzi tanti piccoli angoli, posti che regalano frammenti di memoria. E come se non bastasse ritrovo una vecchia e gradita conoscenza della mia Parrocchia, poco lontano da qui. La sensazione in fondo è che siamo tutti un po’ cresciuti, il tempo passa, tutti più o meno abbiamo trovato una strada, ma la passione di fare (o di raccontare chi fa) in una comunità resta intatta, quella di sempre.

Quella che ad esempio da un paio d’anni porta la Maestra Filomena Scala e il parroco storico della comunità, Don Giosuè Aldo Scatola, a credere in un progetto decisamente innovativo da queste parti, la Corale Giubileo è dal 2011 qualcosa di più rispetto a un momento di socializzazione di questa Parrocchia, immersa nel territorio del V Decanato. E’ una realtà, che con radici ben piantate in un repertorio di musica polifonica e di canto gregoriano, oggi è pronta ad aprirsi a nuove esperienze, nuovi contatti, anche nuovi contesti e nuovi contenuti.

Grande disponibilità nell’ accogliermi e a rispondere alle mie domande di autentico ignorante, cerchiamo con loro di fare il punto sul passato, il presente e il futuro di questo gruppo di credenti, gruppo di amici, pronto per nuove sfide.

Partirei da una domanda facile e non. Cos’è e come nasce Corale Giubileo? 

P. Giosuè Aldo Scatola: “Diciamo che è nato tutto “per colpa mia”! Siamo nati tre anni fa, in occasione del 25° anniversario del mio sacerdozio. Era un mio desiderio, personale, e chiamai la maestra Filomena Scala per sondare una piccola disponibilità. Quella disponibilità non mancò e gliene sono ancora grato, così per quell’occasione fu allestito un coro che animò un momento essenziale della mia vita di uomo e di religioso, rendendolo indimenticabile. Da quella circostanza, in cui tutto si è attivato per caso, è iniziato un percorso: si è cominciato e si è continuato a studiare, e così il collettivo si è ampliato di nuovi cantori e strumentisti. Ci siamo strutturati, è arrivato il momento dei primi concerti, l’entusiasmo delle persone, devo dire che è valso la pena provarci e riuscirci: era un mio sogno nel cassetto avere un coro parrocchiale che aiutasse e sostenesse la preghiera nella comunità, il tutto secondo i canoni del canto gregoriano, i canoni polifonici. I giovani qui sono tanti, e animano da sempre le liturgie, ma mancava questa esperienza, questa realtà che oltre ad avere una vocazione liturgica, si proponga anche di fare cultura: il canto gregoriano, lo ricordo, è patrimonio della musica sacra. Attualmente stiamo lavorando bene, con soddisfazione, e abbiamo già all’attivo diverse esibizioni e diverse rappresentazioni, anche al di là della nostra Parrocchia: dal Museo Diocesano al Teatro di Corte di Palazzo Reale, senza dimenticare la Chiesa di San Lorenzo Maggiore, tutto questo è il frutto di un lavoro che si è sviluppato costituendo  un’associazione senza scopo di lucro, con una struttura organizzativa coordinata da maestri e da un direttore artistico, l’obiettivo essenziale è difendere l’arte, la cultura, ciò che di più bello ci ha dato il Signore, soprattutto quando si mette a disposizione della Lode”. 

Come si sono aggregate le persone che fanno parte del progetto? 

PAS: “Diversi del gruppo erano fedeli, per così dire sono stati reclutati dall’altare, altri invece hanno seguito le prime esibizioni e si sono avvicinati alla nostra realtà, anche se più per una passione verso la concertistica che per il canto liturgico in senso stretto. Io però li incoraggio perché siano entrambi canali importanti nella nostra attività, e da questo punto di vista non mi stanno deludendo”. 

Diversi sono i giovani che sperimentano la ricerca della corale, come nasce la loro esperienza? C’è un piacere che si prova nell’ascoltare, e che li porta a mettersi alla prova? Qual è la molla che li fa scattare?

PAS: “Non credo sia questione di piacere o meno: quando il canto gregoriano o baritonale classico viene ascoltato, e viene sentito bene, è difficile che non possa piacere. Forse, più che altro, si lasciano intimorire prima, e poi affascinare da quelle difficoltà e da tutto quel lavoro che serve per arrivare al risultato. Dietro una prova esistono ore di sacrificio, ore di correzioni sulle cose che non vanno, sottolineo che la musica, specialmente quella polifonica, ha una sua gerarchia, ha una sua disciplina, e questo può anche rispondere a un bisogno dei nostri ragazzi: molto spesso non hanno un gran desiderio di lasciarsi dirigere e guidare, quanto piuttosto di essere autonomi, pur non avendo le basi per esserlo. Con noi sono entrati in una dimensione di struttura, in cui c’è chi dirige, chi ti insegna, e questa è la prova di maturità che chiediamo. La musica è regola, non c’è scampo, ma tanti per fortuna l’hanno accettata, e la vivono con grande entusiasmo”.

Passando dai giovani che cantano a quelli che ascoltano,come le nuove generazioni di ascoltatori approcciano ai vostri contenuti, e come si realizza concretamente questo incontro? E’ un mordi e fuggi, un’occasione e basta, o nasce qualcosa? 

PAS: “Direi che la tua seconda ipotesi è quella corretta. Apprezzano, vengono, ascoltano, noto che ci sono approcci timidi, c’è quel timore dell’impegno di cui ti parlavo. Da 18 anni che sono qui, li conosco bene: c’è chi è nato quando sono arrivato, li ho battezzati, conosco le loro difficoltà, ma so anche del loro essere aperti a tutte le sfide, a tutte le novità che gli proponiamo. Questa è stata una grande novità”.

A proposito di proposte, scusi il gioco di parole, ma forse è la stessa capacità di investire sul futuro e sulle nuove generazioni ad essere un fiore all’occhiello delle vostre attività parrocchiali. Entrando allora in qualche dettaglio del vostro repertorio, immagino siate aperti a forme di contaminazione, nuovi generi, nuovi autori… 

PAS: “Assolutamente sì, anche dal punto di vista liturgico, e credo che ci siano sogni e progetti interessanti in questo senso, con qualcosa che possa coinvolgere un tipo di musica completamente diverso, anche laico, anche di canzoni della nostra tradizione. Non vogliamo fermarci qui, vogliamo l’ambito di una corale che si metta a disposizione della musica a 360°, e a disposizione di tutto ciò che può significare in termini di estetica, di bellezza, di sonorità e di armonia. Credo e mi augurio di fare altre cose rispetto alle situazioni standard della Santa messa o del concerto”.

Guardando oltre i vostri spazi, ci sono esperienze territoriali con cui siete in contatto? Parrocchie a livello di decanato o di Diocesi con cui pensate di poter costruire una rete di collaborazioni? 

PAS: “Noi pensiamo sicuramente ad un traguardo di questo tipo,  anche se fino ad ora ci siamo concentrati su noi stessi, sull’acquisizione di quelle che sono le nostre abilità, e le nostre competenze: insomma dovevamo attrezzarci, questo è stato il senso degli ultimi tre anni. Aggiungo però che ciò di cui parli non è facile da raggiungere, era ed è necessario essere prudenti, anche perché in tanti pensano di poter bastare a sé stessi, sia dal punto di vista liturgico e pastorale sia dal punto di vista musicale, e dunque parrocchiale. Noi, ma anche altri, siamo chiamati ad un piccolo salto di qualità, l’idea potrebbe essere quella di un festival, e di tutte quelle iniziative che non si basino sulla concorrenza, ma sulla competizione: sono convinto che le differenze artistiche non alzino i muri, ma ci arricchiscano”.

Ma. Filomena Scala: “Io vorrei sottolineare la questione di maturità a cui accennava Padre Aldo. Era troppo presto pensare che dopo un anno o due si potessero cercare collaborazioni strette e continuative con altri gruppi: io forse avrei accelerato, anche perché mi piace scommettere, fare qualche scelta apparentemente azzardata, ma è stato giusto ascoltare il suo consiglio, e aspettare che i tempi maturassero. Oggi penso che questa maturazione ci sia, e devo dire che non solo noi ci stiamo interessando ad altre corali, ma anche altre corali seguono il nostro lavoro con interesse. Non escludiamo nessuno, ma anzi vogliamo aggregare il più possibile, e fare rete.  E’ molto raro trovare occasioni ed opportunità di questo tipo, oggi ci confrontiamo in un contesto dove ci sono tanti frammenti, ma senza che si componga un bel mosaico: come corali sembriamo tutte molto distanti l’una dall’altra, e non avendo questa forma di contatto restiamo bellissime, ma isolate. Cominciando invece un discorso di forum sono certa che nascerebbe qualcosa di più importante”.

Oggi cos’è Corale Giubileo, se volessimo dare uno sguardo al suo repertorio? 

MFS: “Oggi il nostro programma comprende circa 150 brani liturgici, natalizi e profani, e due operine: non è poco nell’arco di due anni, considerato che tutti sono partiti da uno stesso livello di base. Come brani di spicco non posso non citare l’Alleluja di Haendel, l’Ave Maria di Arcadelt, l’Ave Verum Corpus di Mozart o l’Ave Maris Stella Gregoriano, la musica che offriamo spazia anche dalla Liturgia classica a quella contemporanea – penso anche all’Exeredati Mundi Operina scritta da Enzo Avitabile – ma senza dimenticare altri pilastri come il Laudate Dominum di Mozart, O Bone Jesu, oppure lo Stabat Mater a quattro voci. Abbiamo percorso un buon tratto di strada, e sono contenta perché la polifonia non è un argomento semplice da affrontare, musicalmente parlando. Padre Aldo ha i meriti principali, se non altro perché ha scommesso su di me e su di noi, e ci ha dato un impulso forte, affidandomi un buonissimo telaio. Il mio (e il nostro lavoro) si è concentrato su come aggregare le voci ,anche a cappella, poi siamo andati oltre, affrontando brani che magari non sono gregoriani e polifonici, ma canti a una voce, con forma melodica unica per tutte le voci, estraendone una serie di varianti: maschili, femminili, a voci miste. Oggi invece lavoriamo esclusivamente sulla polifonia, studiamo alcuni estratti da autori come Schinelli o Acciai, e mi auguro di approcciare Carlo Gesualdo nei prossimi mesi. Sarebbe un salto notevole, ma siamo pronti alla sperimentazione”.

Corale Giubileo, da queste vostre pennellate in pochi minuti, è stato un sogno realizzato. Ma un sogno nel sogno, per spingersi più in là? 

“Personalmente vorremmo fosse allestito uno spettacolo nello stile del musical classico, e che raccolga il meglio della nostra musica, tanto dal punto di vista strumentale quanto da quello corale. Lo sfondo potrebbe essere quello di un’apertura al canto popolare, canterei anch’io volentieri”. 

Un’ultima risposta corale, vedi le coincidenze.

Davide Uccella