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Napoli Sotterranea

Napoli Sotterranea

Il sottosuolo di Napoli è ricco di cunicoli e cavità: fin dall’antichità, un’immensa rete di gallerie e ambienti sotterranei è stata scavata nel tufo dalle varie generazioni che si sono succedute, dal Vomero ai Decumani, dalla zona di Chiaia a Poggioreale.

Risalgono al III secolo a.C. le prime cave sotterranee da cui i cumani, fondatori di Neapolis, traevano i blocchi per costruire mura e templi della città e numerosi ipogei funerari.

Si deve però al periodo romano il grande sviluppo del reticolo sotterraneo: gli ambienti più grandi, riutilizzati come cisterne, furono collegati da piccole gallerie che funzionavano da condotti per l’acqua. La complessa rete, alimentata dalle fonti del Serino, dava approvvigionamento idrico a tutta la città e arrivava fino alla “Piscina Mirabilis” di Miseno, la più grande cisterna di epoca romana, che riforniva la flotta militare.

Col passare dei secoli, l’antica rete idrica non bastava più a soddisfare i bisogni della sempre più crescente popolazione, ma fu comunque tenuta in uso fino agli inizi del XX secolo. Fu allora che gli oltre 2.000.000 m² di cunicoli e cisterne furono abbandonati, per essere poi riutilizzati pochi anni dopo come rifugi antiaerei dai bombardamenti, durante la seconda guerra mondiale.
Le cavità furono dotate di rete elettrica e sistemate per accogliere i rifugiati. Ancora oggi i graffiti e gli oggetti lasciati nel sottosuolo fanno riemergere uno spaccato di vita, tanto importante quanto tragico, della storia di Napoli.

Parte di questo antico acquedotto greco-romano è stato recuperato e valorizzato ed è oggi aperto al pubblico, grazie all’opera dell’associazione “Napoli Sotterranea” costituita dallo speleologo Vincenzo Albertini, che dalla fine degli anni ’70 si occupa della tutela e della fruibilità del percorso che interessa la parte di acquedotto e delle cisterne accessibili da piazza San Gaetano e della parte visitabile del teatro dell’Anticaglia.

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